La pratica “La Parola e il Gioco” si inserisce nel quadro delle pratiche integrate multisistemiche ad orientamento evolutivo. Si tratta di pratiche che, nel territorio nazionale, si sono sviluppate da oltre trent’anni, dando vita ad un “modo italiano” di pensare la terapia nel periodo dell’infanzia caratterizzato dall’essere equilibrato nell’impostazione, mai rigido, aperto a molte influenze e ad un’evoluzione continua nel radicale rispetto della dimensione evolutiva, affettivo-relazionale ed esistenziale del bambino.
Questo modo di lavorare con l’infanzia ha spesso anticipato concetti che sono stati confermati dalle ultime ricerche delle neuroscienze; tra tutti si segnalano l’efficacia dell’intervento precoce nella riabilitazione del bambino, l’importanza del piacere sensomotorio che spinge al movimento e integra, attraverso il gioco spontaneo, la motricità, la parola, la relazione e la comunicazione e , infine, l’importanza dell’esperienza, a livello evolutivo, per la nascita delle funzioni neuro-cognitivo-linguistiche e motorio – prassiche.
Scrive Antonio Narzisi: “La ricerca sul ruolo che l’esperienza svolge nell’espressione dei geni e nella costruzione dell’anatomia cerebrale sta ponendo le basi per trattamenti in grado di modificare le funzioni e le strutture cerebrali rispetto ad interventi che propongono semplici e forzose modificazioni comportamentali. L’intervento precoce è maggiormente efficace poiché si appoggia sulla plasticità cerebrale, connessa al ruolo che l’esperienza svolge nell’espressione genica e nella costruzione dell’anatomia cerebrale.” (Antonio Narzisi, Disturbo dello Spettro Autistico: segni precoci e diagnosi, in QI – Questioni e idee in psicologia – Il magazine online di Hogrefe Editore numero 40 – settembre 2016)
Il progetto terapeutico “La Parola e il Gioco” nella nostra esperienza clinica si è rivelato efficace nel trattamento dei disturbi neuro-cognitivo-linguistici, motorio-prassici e dello spettro autistico nel bambino. Negli ultimi anni la sensibilità dei pediatri e delle famiglie a cogliere precocemente i segni di uno sviluppo atipico con importanti indici di rischio dello spettro autistico ci ha permesso di applicare la nostra pratica a bambini di età inferiore ai tre anni.
Nel tempo abbiamo riscontrato la particolare efficacia del trattamento precoce anche in un’età in cui la diagnosi non è ancora possibile. Il periodo più proficuo per iniziare un trattamento secondo la nostra esperienza si colloca tra i 24 ed i 30 mesi.
Esso mira, sostanzialmente all’attivazione del piacere senso-motorio, allo sviluppo dell’attenzione condivisa, dell’imitazione, del linguaggio, del gioco in tutte le sue forme e dell’autonomia personale. Si avvale, per il raggiungimento di ogni obiettivo, del coinvolgimento attivo della famiglia. La pratica, infatti, comprende, oltre al lavoro con gli specialisti, anche il lavoro svolto a casa dai genitori che viene guidato mediante l’utilizzo di video e di tecniche di modellamento.